L’albero con la perdita delle foglie – che inizia dall’alto della chioma, perché la linfa scorre più lentamente – non muore, ma si riposa e si rigenera, preparando il suo futuro rinascere.
Forse è con le prime piogge che ci si arrende davvero all’inizio dell’autunno, che ufficialmente è iniziato nell’emisfero boreale il 22 settembre. Certo, non è facile rassegnarsi a questo passaggio, si va verso l’inverno, la progressiva carenza di luce… ma c’è qualcosa di cui godere e che in qualche modo compensa e consola: il fascino che da sempre emanano ed esercitano su di noi le foglie, con il loro cambiamento cromatico. Gialle, rosse, arancioni, marroni – e le relative, infinite sfumature – abbelliscono e trasfigurano viali e parchi, che via via si popolano di manti di foglie di ogni forma e colore, apprezzate e ritratte da chi non transita troppo di fretta.
Ma ci siamo mai domandati perché le foglie in autunno dapprima mutano di colore per poi abbandonare i rami e cadere?

Anzitutto va fatta una distinzione: non tutte le piante subiscono questa perdita, bensì solo le caducifoglie. Il cambiamento di colore dipende direttamente dalla progressiva riduzione della clorofilla, pigmento presente all’interno delle cellule vegetali e concentrata nella pagina superiore della foglia, responsabile della fotosintesi clorofilliana, preziosissimo processo con il quale la CO2 si trasforma in ossigeno. Le foglie sono come un collettore solare: l’energia luminosa viene convertita in energia chimica, la luce catturata all’interno dei cloroplasti e utilizzata per trasformare il diossido di carbonio e l’acqua in ossigeno e zuccheri, nutrimento per le piante. Con la progressiva riduzione delle ore di luce, in autunno, le foglie non producono più clorofilla; la degradazione di questo pigmento in un breve periodo porta alla luce la presenza di altri pigmenti nella foglia, quelli che danno origine, appunto, alla bellezza incantevole dell’autunno: carotenoidi e xantofille responsabili delle straordinarie variazioni di arancioni e gialli, e gli antociani, che producono la varietà dei rossi, dei violetti e degli azzurri. Combinati insieme sono in grado di generare la magia cromatica di questa stagione.
Il sole si rarefa e diventa meno intenso, le temperature diminuiscono così come la luminosità: gli alberi attivano allora un meccanismo che si potrebbe definire di risparmio energetico, che permette di rallentare il metabolismo, fino al riposo invernale, per prepararsi alla successiva primavera. La perdita delle foglie, che ormai non sono più utili, rientra in questo processo e permette di ottimizzare il recupero dei nutrienti da tronco, rami e radici.
Le foglie cadute a terra possono costituire anche una risorsa per l’albero, perché in periodi di forte abbassamento della temperatura proteggono l’apparato radicale dal gelo trattenendo umidità; così come degenerando con le piogge e con l’ausilio di insetti e funghi, si trasformano in humus nutriente.
Perché allora in questi giorni autunnali non concedersi più di una passeggiata nelle nostre città o nei boschi limitrofi per rimirare queste meravigliose nuances, da quelle giallo-oro del liriodendro o del gingko biloba, ai rossi degli aceri o della lagerstroemia?